Juventus-Roma si è risolta in una scazzottata, fisica e verbale, in campo, ma soprattutto al suo esterno.
Lo spettacolo osceno, attorno alla sfida più interessante del campionato, ci ricorda che ci siano ancora tanti passi da compiere.
In avanti, come suggerisce Pallotta, e non indietro, come invece rappresenta Tavecchio.
“Il calcio è la più importante delle cose meno importanti”, vaticinava Arrigo Sacchi, venerato maestro.
Eppure, in Italia, per tanti tifosi, pare essere estremamente rilevante, anche più di questioni di ben altra portata.
Almeno a giudicare dalle reazioni sbraitanti e selvagge, generate dal big match tra Juventus e Roma.
E’ sempre una questione di priorità, in fondo.
E non certo da oggi.
Di certo l’arbitro Rocchi, chiamato a dirigere la sfida tre le due capoliste, è riuscito in quello che l’articolo 18 e gli improvvidi ordini di Angelino Alfano, prontamente ignorati, riguardo l’annullamento delle nozze gay celebrate all’estero, hanno faticato a compiere (salvo rare eccezioni).
Cioè smuovere d’impulso le coscienze (e le lingue) di molti Italiani, feriti nell’anima ed affondati nel profondo del loro credo più sentito.
Se Totti e Bonucci si ponessero mai alla guida dei propri rispettivi movimenti calcio-campanilistici, forse sentiremmo parlare meno di grillini o di dispute democratiche, sovrastati da un’ondata rivoluzionaria, quasi senza precedenti.

Un nuovo Risorgimento pallonaro, con gli Agnelli al posto dei Savoia, ma nel ruolo di conservatori dell’Ancièn Regime, anzichè di suoi oppositori.
L’esperienza della Repubblica Romana, romanista e garibaldina riprenderebbe dunque piede, spingendosi sempre più verso nord, con mire di conquista ed occupazione di un campionato ahinoi povero di talento e denaro.
E perennemente dominato dalla vecchia classe aristocratica piemontese.
La partita, o meglio lo scontro, di domenica scorsa, ha dato luce, forse con un pizzico di filosofia in meno, a questa visione storico-sportiva.
Diversi, gli episodi indicativi, a tal proposito.
Mentre in campo si discuteva un po’ animatamente per rigori, espulsioni e fuorigioco, ad esempio, sugli spalti, dalla civilissima tribuna d’onore dello Juventus Stadium, volavano sputi, minacce ed insulti verso i componenti della panchina giallorossa, posta praticamente al suo interno, a ridosso del terreno di gioco.
I quali hanno infine reagito, non con grandissima serenità, per usare un eufemismo.
Durante il secondo tempo, al momento della sua sostituzione, il Pupone neo trentottenne, celebrato da un lungo applauso a Manchester solo qualche giorno prima, nella medesima situazione, oltretutto dopo aver segnato, è stato assordato di fischi e grida.
Negli spogliatoi, il suo commento, decisamente opportuno e riflessivo, data la tranquillità degli animi ed il ruolo da lui ricoperto, ha sottolineato la falsità del campionato, perchè, a suo dire, sempre orientato in favore della Juventus.
Pensiero a cui ha prontamente risposto twittando, con ineguagliabile eleganza, madame Agnelli, moglie del presidente Andrea, con uno stile alquanto differente da quello del compianto Avvocato.
Ed al momento di ripartire alla volta della capitale, in tarda serata, all’aeroporto di Caselle, si sono riproposte scene simili, sempre a danno dei romanisti.
Le tristi scaramucce, che hanno infiammato i supporters più illuminati ed i media più mediocri, avidi di notizie e contenuti, sono poi proseguite, con la stessa noia e pochezza di argomenti.
Due parlamentari, uno del Pd e l’altro di Fratelli d’Italia, il giorno successivo, hanno addirittura superato le proprie opposte visioni politiche, presentando un’interrogazione parlamentare sull’operato del direttore di gara, perchè le due contendenti “sono società quotate in Borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e MINARE LA CREDIBILITA’ DEL PAESE) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche”.
Tutto ciò nel 2014, non nel ’34.
Ovviamente, non v’è nulla di storico, nè tantomento nobile, in questo malinconico circo minimo.
Solo grande amarezza.
Che condisce un confronto, sul rettangolo verde, intenso ed interessante, nonostante le polemiche, che hanno relegato in secondo piano i suoi aspetti più validi ed i suoi valori sportivamente rilevanti.
Avente come protagoniste due squadre in grado di vivere a testa alta anche in Europa e, con un po’ di fortuna, di giocarsela come outsiders.

Ci è voluto un americano, il patron della Roma, James Pallotta, per stemperare i toni e guardare in avanti, con un’intelligenza ed un buonsenso rari, in questo ambiente; che molti fans della lupa hanno immediatamente disapprovato, perchè ansiosi di maggiore benzina e polvere da sparo, da sfruttare nei confronti degli odiati rivali di una vita.
E ci è voluta la Uefa per condannare Carlo Tavecchio, numero uno della FIGC, eletto un paio di mesi fa nuovo vertice del calcio italiano, da quasi tutte le società di serie A, per le frasi razziste sui giocatori di colore, che vengono a militare nella nostra massima serie.
Elezione a cui proprio Juventus e Roma si sono opposte sin da subito, tra l’altro.
Forse è proprio questo il regime dannoso ed antiquato da abbattere.
Negli uomini e nella mentalità.
Concentriamoci su di esso e non tanto sulle gazzarre da bar.
Oppure continuiamo così.
E facciamoci del male.





Lascia un commento