L’Osteria del Mirasole, a San Giovanni in Persiceto, è tra le ultime di una nobile stirpe culinaria, fatta di passione e semplicità.
Il camino, le tagliatelle, un bicchiere di lambrusco.
Un’esperienza da non perdere, per gli appassionati della buona tavola e della giusta compagnia.

San Giovanni in Persiceto è l’archetipo ideale del paesino emiliano.

La piazza del Popolo, la chiesa reazionaria, i portici, sono tutti elementi di un quadro classicheggiante, eppure sempre vivo, finemente ammantato in granelli di nebbia perpetua.
Siamo tra Modena e Bologna, nella patria di Marco Belinelli e Freak Antoni, coacervo di sport, musica e letteratura.
E buona cucina.

E’ tra le vie del grazioso centro storico, che respira l’Osteria del Mirasole.
Al suo ingresso, carico di bottiglie d’annata e liquori di sopraffina fattura, si assapora già la certezza dell’essere nel posto giusto.
Due salette, non più di trenta coperti.
Il camino, acceso, scoppietta allegramente.
Acclimatatici, diamo il via alla cena (o banchetto, per meglio dire).

Dopo alcuni assaggi di benvenuto, optiamo per un antipasto misto, a base di fette di mortadella e funghi porcini fritti.

Piacevole e non troppo saporita, la prima, davvero gradevoli i secondi.
Proseguiamo con le minestre: tagliatelle all’antico ragù di cortile (con uovo di gallina in embrione in aggiunta), maccheronicini prosciutto crudo e porcini e gramigna al torchio con verze e salsiccia, ognuno di pregevole fattura.
Pasteggiamo tutta sera con un lambrusco Rimosso della Cantina della Volta, sempre fresco e gustoso.
Di secondo, non possiamo esimerci dalla specialità della casa: carne di altissima qualità, cotta con maestria sulle braci del camino.

La Bistecca alla fiorentina di vacca vecchia 60 gg di frollatura, di suo, vale il viaggio.
Interessanti pure la grigliata mista di carne, le polpettine di vitello e mortadella, la tagliata al sale dolce di Cervia, con verdure alla brace ed una stagionale tartare di fassona, con scaglie di Parmigiano Reggiano e tartufo bianco.

Di contorno, patate al forno, cotte nello strutto.

Entusiasmanti.

Saremmo più o meno arrivati al dunque, ma, fatto trenta, ci spingiamo infine sino al dolcissimo trentuno.

Gelato di crema all’aceto balsamico tradizionale (abbastanza anonimo), zuppa inglese (eccellente) e golosi biscotti da immergere nello zabaione.
Per chiudere il cerchio, un bicchiere di vin santo Castello di Brolio 2005, da volare via.
La conclusione sono chiacchiere, grappe morbide e caffè, fino ad un’orario indefinito.

E’ così.
Si perde la concezione del tempo, in luoghi in cui questa dimensione non esiste più.
Si entra al Mirasole e si torna magicamente indietro, nel passato di questa terra emiliana, sfortunata e bellissima.
E ci si ricorda, che la giusta compagnia e la buona cucina, sono tra i migliori rimedi per lenire i dolori ed esaltare le gioie dell’anima.
70 euro, il conto complessivo a persona.
I meglio spesi da molto tempo a questa parte.
Almeno per chi scrive.





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