LOST IN AMBITION


Pensieri, sogni, esperienze e sprazzi di bellezza.

The Great Beauty

2–3 minuti

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Il racconto di un’esperienza intensa e profonda, in una città unica mondo.

Ammantata di amara decadenza e affascinante bellezza.

Nelle menti, nei luoghi, nei cuori.

 

 

Ho da poco concluso una formidabile esperienza lontano da casa.
Lungo questo viaggio, ho avuto modo di vivere situazioni differenti, ma, a loro modo, tutte molto costruttive.
Un master, abbastanza interessante, intenso e formativo.
Confronti con politici, manager e comunicatori, di vario spessore, umano e intellettuale, (quasi) sempre preziosi e stimolanti.
Viaggi e visite in istituzioni, in Italia e all’estero, utili a provare a capire qualcosa di concreto, su realtà il più delle volte troppo distanti, dalla vita reale.
E, soprattutto, tante, splendide, persone incontrate, scoperte, conosciute.
Che mi hanno reso più ricco.
Che mi hanno reso più maturo.
Che mi hanno aperto la mente e rafforzato il cuore.
Non le ringrazierò mai abbastanza, per questo.
Sono state senza dubbio il regalo più bello.
I migliori compagni d’avventura, che potessi avere.
Infine, Roma.

La Fontana dei Quattro Fiumi
La Fontana dei Quattro Fiumi

Affidarsi ai suoi trasporti pubblici equivale ad infilarsi nel buco nero in cui cade Alice, solo che non c’è nessun Paese delle Meraviglie, al termine, ad attendere gli impavidi viaggiatori.
La sporcizia, nelle strade e nei corridoi del potere, è diffusa a livelli impressionanti, almeno quante le magliette di Totti, le parioline o i corvi vaticani.
E i romani, non tutti, ma tanti, spesso brillano più per lamentele e momenti di calorosa confidenza, con perfetti sconosciuti, che per reale volontà d’azione e di reazione.
Detto ciò, nonostante la sua decadenza profonda ed un sottile velo d’arroganza augustea, non v’è nulla, assolutamente nulla, di simile al mondo.
Millenni di storia, arte, cultura, che si intrecciano e si specchiano, danzando con grazia.
L’Impero e il Rinascimento, il Neoclassicismo e la Dolce Vita, conditi dal razionalismo d’epoca fascista e da una costante aura d’eternità.
Dai parchi alle chiese, dalle taverne ai salotti, dai vicoli ai Fori, l’aria che si respira, o l’acqua stessa che si beve alle fontane, instillano poesia.
Odi alla sua bellezza ne sono state scritte un’infinità, da menti e mani ben più raffinate.
Così come critiche ai suoi innumerevoli, tragici difetti.
La sua unicità, credo, sta soprattutto nei contrasti, nelle zone grigie.
Tra i quadri del Caravaggio e Mafia Capitale, tra la carbonara di Roscioli e i topi del Tevere, tra l’opportunità di poter valorizzare il più grande museo a cielo aperto del pianeta e la Domus Aurae che crolla a pezzi.
Si crogiola in se stessa, senza guardare avanti, senza adeguarsi ai tempi che corrono, priva di una visione per il futuro.
Non è il simbolo di tutto il nostro paese, a mio parere.
Di certo, al tempo stesso, ne rappresenta una buona parte.

 

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