Sono sempre di più i ragazzi italiani, che partono alla scoperta del mondo.
Per scelta, passione o pura necessità.
Curiosi, audaci.
Come Giulio Regeni e Valeria Solesin.
Qualche giorno fa ero in treno da Anversa a Bruxelles.

Osservavo la placida campagna belga, mentre scivolava via da sotto i miei occhi, spazzata dall’incessante vento del Mare del Nord.
La voce rocciosa di Bruce Springsteen, dagli auricolari, sprigionava con la sua profonda malinconia “Devils & Dust”, pervadendomi l’anima e toccando le corde più profonde.
Mi sorreggevo il mento con il pugno, solitario, assorto nei miei pensieri.
In silenzio.
Pensavo a Giulio Regeni, barbaramente torturato e ucciso, dopo essere stato prelevato in pieno centro, al Cairo.
Era lì per scrivere la sua tesi di dottorato, incentrata sulle prospettive dell’economia egiziana, in seguito alla primavera araba.
Nel frattempo, collaborava con il Manifesto (che, oltre a non pagarlo, com’è purtroppo nella normalità, per chi svolge questo mestiere, ha elegantemente pubblicato il suo ultimo articolo solo il giorno dopo la sua scomparsa, anche se lo aveva a disposizione da settimane, ma non lo aveva ritenuto abbastanza interessante, fino ad allora), occupandosi principalmente dei sindacati egiziani, tra i pochissimi a continuare a opporsi al governo autoritario e illiberale di Al-Sisi.
Era un mio coetaneo.
Così come lo era Valeria Solesin.
Anche lei studentessa, ma, nel suo caso, solamente nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.
Sempre che un concerto, a Parigi, si possa definire tale.
Entrambi lontani da casa, per scelta e per necessità.
Perché ciò che cercavano, probabilmente, non era a portata di mano e se lo sono dovuti andare a prendere.
Perché hanno avuto fame di conoscenza, di sopravvivenza, di futuro.
Perché non hanno avuto paura di partire, senza avere la certezza di tornare.
Perché hanno deciso di rischiare, in maniera diversa. Perché sono stati curiosi.

E la curiosità è fonte di guai, certo, ma tra le più nobili delle virtù.
Ti insegna a crescere, a vedere il mondo da punti di vista diversi, a porre dei dubbi.
A mettersi in discussione.
E, quindi, a evolvere.
Esercitandola a casa propria, con gli infiniti mezzi a disposizione, semplicemente leggendo un buon libro, scoprendo un luogo di cultura o confrontandosi con persone o realtà differenti da sé.
Oppure partendo verso nuovi orizzonti, di studio, di lavoro, di vita.
Per provare a imparare da chi ci stia intorno, offrendo il nostro gusto, sudore e ingegno.
E, magari, riportando poi nel luogo da cui si è partiti, alle proprie radici, il bagaglio di esperienze di cui ci si è arricchiti, a disposizione di se stessi e della propria comunità.
O invece proseguendo a solcare i mari più distanti dal porto d’origine, spinti dalla passione, dall’esigenza e, ancora una volta, dalla curiosità.
Nulla vale di più di ciò in cui si crede.
Giulio e Valeria, a loro modo, lo hanno dimostrato.





Lascia un commento