Dopo anni di barbarie, per mano di entrambi gli schieramenti, nei mesi scorsi la rivoluzione grillina è esplosa con forza, in Campidoglio, con la nobile intenzione di ripulire la Capitale dalla monnezza reale e burocratica.
Onestà, trasparenza e coesione, i mantra dei portavoce pentastellati, dei cittadini romani esasperati.
Premesse amaramente tradite, al momento attuale, tra litigi interni, incompetenza endemica e un Direttorio giacobino, che decide sopra tutti.
Roma non fu costruita in un giorno, ma è da anni che viene distrutta.
Senza sosta, passo dopo passo, con metodo.
Centrodestra e centrosinistra, Vandali e Visigoti del terzo millennio, hanno brillantemente provveduto in tal senso, nel corso del tempo.
Topi, rifiuti, Mafia Capitale.
La burocrazia corrotta, i trasporti disastrosi, gli affitti imbarazzanti.
Un inestimabile patrimonio di storia, arte e cultura, unico al mondo, che crollava a pezzi.
E del glorioso passato, nonché di un utopico fulgido futuro, non restavano che le macerie.
Suburra, di nome e di fatto.
Poi il vento è cambiato.

I cittadini si sono stancati, l’Uomo Qualunque ha reagito.
La protesta si è fatta Movimento, la rabbia è divenuta energia, i forconi in piazza sono stati sostituiti dai commenti in rete.
Le tesi grilline, o meglio, un manifesto che dipingeva il volto di Virginia Raggi, è stato affisso sul portone del Campidoglio, affinchè potesse provare ripulire la città dei Borgia, dal marciume e dall’inefficienza.
Prima di tutto, l’onestà.
Anzi, anche solo quella, quasi quasi.
Condita da trasparenza, coesione e uno vale uno.
Per quanto fosse poi tutto retto e deciso da un Direttorio oligarchico, composto da cinque illuminati, da cui dipendeva il Sindaco stesso, a dire il vero.
Quindi non proprio tutti uguali, in questo Movimento, pare.
E non tutti così trasparenti, se le decisioni fondamentali, che dovevano essere discusse in streaming, davanti al popolo, sono rimaste rinchiuse negli uffici dei palazzi romani.
E non tutti coesi, se le litigate e i veleni fuoriusciti sui media (tra i quali abbiamo riscoperto un Fatto Quotidiano inaspettatamente garantista, ma dai) arrivano dal loro interno, dai loro stessi esponenti, e non da torbidi complotti, orditi dai poteri forti.
E, infine, non tutti così onesti, stando alle balle raccontate in questi giorni, da aspiranti premier trentenni, senza esperienza alcuna e figli di ex-dirigenti dell’MSI.
Ma, soprattutto, non così competenti, come sarebbero dovuti essere, nella loro prima, grande e vera prova amministrativa.
Qualità che, in fondo, forse non era espressamente richiesta.
Bastavano correttezza e limpidezza, requisiti scarseggianti tra i predecessori.
Ma per governare, solo questo, non è sufficiente.
Occorre scendere a compromessi, compiere dei sacrifici, sporcarsi le mani.
Serve una struttura solida, con vertici preparati e collegati con la realtà, pronti a prendersi le proprie responsabilità.
Essere dei tecnici, essere dei Politici.
L’esatto contrario rispetto alla farsa imbarazzante, a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni.
Che si spera, per Roma e per i Romani, possa terminare al più presto.
Da Luterani a Lanzichenecchi, il passo è stato breve.





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