Pensieri sparsi, scritti una decina di giorni fa, prima dell’arrivo della tempesta.
Tanti erano e restano i temi interessanti da affrontare in questa campagna elettorale.
La disoccupazione giovanile, la cultura, la mafia, i cambiamenti climatici, la politica estera.
E potrei continuare.
Invece ci siamo ritrovati sommersi dai vaccini, dai rigurgiti degli anni di piombo e dalla rimborsopoli grillina.
Un enorme medioevo di contenuti, un’assoluta mancanza di visione a 5-10 anni ha infatti nettamente contraddistinto il dibattito politico, in quasi tutte le direzioni.
Che ha generato e genererà sempre più mostri, come spesso accade quando la ragione dorme e prevalgono le emozioni.
Quando si pensa non con la testa, ma con la pancia, perché quasi del tutto vuota e l’ancien régime repubblicano non lancia nemmeno le brioche.
Quando chi governa è percepito come distante e chi è governato pensa più ai propri diritti, che ai propri doveri, alle proprie responsabilità.
Allora scendono in campo i demagoghi analfabeti e i felpisti razzisti, che dicono di essere dalla parte della gggente, ma saranno più sventurati di Trump e della Brexit, per il nostro povero paese (e non solo).

Una rivoluzione è inevitabile.
Gli uomini forti acclamati a gran voce.
La tempesta arriverà.
E a quel punto, solo a quel punto, forse, ci si renderà conto che gli unici strumenti reali per uscire da questa crisi spiritual-democratica siano quelli di tornare alla scienza, all’istruzione e alla competenza.
A una classe dirigente con una forma mentis giovane, preparata alle sfide del futuro e alle lezioni del passato, aperta di cuore e di vedute.
E a governi stabili e duraturi, fatti di coalizioni trasversali, europeiste, progressiste, capaci finalmente di farsi rispettare davanti a Francia, Germania e l’Unione intera.
Questa è l’unica strada per cercare di risolvere per davvero i problemi economici e migratori di ogni giorno, non dando ascolto a quei cialtroni, vecchi e nuovi, che propongono facili soluzioni.
Una restaurazione di valori e di principi, che non dipende da nessuno, se non da noi.
Un immenso atto d’amore e di coraggio, da cui ripartire, quale che sarà l’esito del 4 marzo.
Una maggiore consapevolezza che toccherà solamente a noi.





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