Il sorriso di uno sconosciuto

E’ la delicatezza con la quale rispondiamo al sorriso di uno sconosciuto, nella notte più buia, che salverà il mondo.

Ieri sono andato a correre – data da segnare sul calendario – cosa che qui a Bruxelles si può ancora fare, nel freddo pungente di strade semideserte. Era sera, il sole era calato, lasciandomi solo con la malinconia di questa oscurità che sembra non finire mai.
Mentre procedevo col mio passo cadenzato e ansimavo leggermente lungo una salita, sentendomi comunque come Rocky sulla scalinata di Philadelphia, decine di persone si sono affacciate dalle loro finestre o dai loro balconi ad applaudire.
Tra l’imbarazzato e il lusingato, mi sono guardato intorno con commozione e mi sono detto: «Capisco l’eccezionalità del mio gesto, ma tutto questo tifo proprio non me lo aspettavo!!».
Dopo una frazione di secondo, incrociando con lo sguardo il sorriso divertito di una di loro, ho capito che forse quegli applausi non fossero per me, ma per tutti i medici, che stanno compiendo enormi sacrifici per tutti noi.
E proseguendo nella mia corsetta, ho riflettuto sulle rinunce che ci stanno plasmando, sulla paura e l’audacia che ci stanno forgiando e sull’opportunità storica che abbiamo per uscirne migliori, senza crederci troppo, ma sperandoci tanto.
Perché è la delicatezza con la quale rispondiamo al sorriso di uno sconosciuto, nella notte più buia, che salverà il mondo.
E farà sorgere di nuovo il sole.